Il riscontro empirico, ma anche il buon senso, consentono
di contestare la validità di queste affermazioni.
Ad operazioni promosse in nome dello “sviluppo”,
termine di grande appeal mediatico, non sempre corrisponde
una crescita qualitativa. In un tessuto ricco e strutturato
come quello senese, ad operazioni sbagliate può corrispondere
un arretramento economico e sociale. Sbilanciarsi
incondizionatamente nel dare per vincente una operazione come
quella
di Ampugnano è il grave segno di un impoverimento,
da parte delle amministrazioni, di strumenti di analisi e
cultura: un segnale che impone ai cittadini una vigilanza
attenta e ferma.
AEROPORTO =
SVILUPPO
+ OCCUPAZIONE ?
L’immaginario elementare di crescita illimitata in
una società giunta al limite delle risorse, e con un
eccesso di offerta di beni e servizi, è oramai superato
dagli eventi. Tanto più se in questo immaginario si
accostano termini come sviluppo ed occupazione, quando oggi
il lavoro è divenuto una delle variabili più
precarie dei processi di produzione.
Un progetto industriale equilibrato e socialmente
responsabile* dovrebbe tener conto della giusta proporzione
fra i tre fattori essenziali della produzione: territorio,
occupazione e capitale.
L’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano è
invece un progetto dove a forti intensità di utilizzo
di capitale e territorio corrisponde un basso impiego del
fattore lavoro.
A giustificazione degli investimenti (in linea teorica) la
remunerazione del capitale investito in un progetto come quello
di Ampugnano dovrebbe essere pari o superiore a quella di
un investimento di medesima entità nel mercato dei
capitali. Le cose possono in realtà funzionare
ben diversamente se l’operazione è sussidiata
dal settore pubblico, come purtroppo accade spesso in Italia.
In ogni caso, fermo restando la questione del capitale impiegato
ed il probabile intervento pubblico, l’operazione di
Ampugnano è comunque un progetto basato sul massiccio
impiego di territorio, una risorsa non rinnovabile, a fronte
di dosi marginali di lavoro.
In un contesto similare, è emblematico al riguardo
il caso dell’aeroporto di Ciampino dove la spinta verso
il profitto e l’economicità dell’offerta
ha determinato un progressivo contenimento dei costi di manodopera
a fronte di una continua crescita dell’attività
aeroportuale.
Le infrastrutture aeroportuali, ed in particolare quelle
costruite in un territorio di pregio ed in prossimità
di aree abitate, rappresentano una tipologia di sviluppo che
genera benefici economici per pochi, a fronte di forti ricadute
in termini di costi monetari, ambientali e sociali per la
collettività.
L’operazione di Ampugnano si sviluppa in condizioni
di elevata viscosità economica che genera meccanismi
a catena di investimenti / diseconomie / investimenti.
AEROPORTO = JOINT VENTURE DI NATURA PRIVATA?
La società Aeroporto di Siena S.p.a. ha continuamente
registrato perdite che nel solo triennio 2003-2006 sono ammontate
ad oltre 3 milioni di euro. Oltre ai costi fissi di struttura
pesano sul bilancio i costi del personale. Le perdite sono
state sinora ripianate dagli azionisti di riferimento che
oggi hanno prevalentemente natura pubblica diretta o indiretta.
Il 49,1% delle azioni è nelle mani della Camera di
commercio di Siena, mentre il 6,2% appartiene alle amministrazioni
locali. Da notare il seguente paradosso: il Comune di Sovicille,
chiamato a svolgere un ruolo primario nell’operazione,
detiene solo l’1% della società! Il 44,7% ha
natura pseudo privata (Banca MPS S.p.a. 23,8% e Aeroporto
di Firenze S.p.a. 20,9%).
I fautori del progetto, escludendo aprioristicamente
ipotesi di riconversione strutturale alternativa a quella
aeroportuale, che combinerebbero principi di economicità
e responsabilità sociale di impresa, spingono per un
non ben chiaro rilancio dell’aeroporto. Una strategia
progettuale dove la garanzia è rappresentata dalla
presenza del paracadute economico pubblico.
Benché si parli di una joint venture pubblica/privata
la natura dell’operazione è prettamente pubblica
e connotata pertanto da un forte carattere “politico”.
Anche il fondo Galaxy, che offre la copertura finanziaria,
è di emanazione pubblica. I suoi soci di riferimento
sono le Casse Depositi e Prestiti francese, italiana e la
banca KfW (banca federale e dei Lander). E‘
inoltre da notare la circolarità delle partecipazioni:
la Cassa depositi e prestiti è una S.p.a. ma è
controllata al 70% dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze e il restante 30% da diverse Fondazioni bancarie.
La Cassa D.P. italiana ha una partecipazione del 40% in Galaxy.
In questa vicenda, i cosiddetti privati (Fondi Real Dreams
o Terranova) hanno fatto un’apparizione di maniera.
Raramente infatti nei mercati internazionali un privato partecipa
ad un’operazione cosi vaga nei contenuti e dall’esito
così incerto, a meno che non riceva una esplicita garanzia
pubblica a copertura di un eventuale insuccesso reddituale.
Siamo in presenza pertanto di un’operazione di rilancio
economico finanziata con denaro pubblico, con la sola
differenza rispetto al passato che l’ambito di riferimento
passa da quello locale ad una dimensione nazionale ed europea.
QUALE FUTURO?
In merito ai possibili scenari evolutivi di questa operazione,
in alternativa a situazioni di tipo prettamente pubblico,
merita considerare anche lo scenario a gestione privata. In
tal caso, in una verosimile “fase due” di questa
vicenda, la struttura verrebbe data in concessione ai privati
a conclusione di una “fase uno di rilancio”, in
cui il punto di pareggio economico sarebbe raggiunto con denaro
pubblico. Con buone probabilità si prefigurerebbe l’intervento
di compagnie aeree low cost, le uniche che possono garantire
una massa critica tale da rendere economicamente sostenibile
la piccola struttura di Ampugnano. Fra le due ipotesi evolutive,
indubbiamente quest’ultima sarebbe rivolta – come
successo a Ciampino – alla massimizzazione del rendimento
aeroportuale, con le peggiori conseguenze di impatto ambientale
sia per il territorio che per la salute dei cittadini.
Purtroppo corre osservare che sul piano del riscontro empirico,
quest’ultima soluzione è quella che ha trovato
maggior applicazione per i cosiddetti aeroporti minori, che
in termini di costi comparati offrono le condizioni più
vantaggiose alle compagnie low cost. All’abbattimento
di tali costi contribuiscono anche le garanzie economiche
(con sussidi diretti o indiretti) offerte ai vettori dalle
amministrazioni pubbliche locali.
Concludendo si può affermare che l’operazione
di Ampugnano presenta non pochi vizi di sostanza e di forma.
I primi, i vizi di sostanza, riguardano la consapevolezza
della viscosità economica dell’operazione: una
catena incessante di investimenti (in termini di mezzi finanziari
di risorse ambientali ed umane) in un progetto che
è destinato con ottime probabilità a replicare
i fallimenti del passato. I vizi di forma sono legati
al processo decisionale sottostante, fortemente discutibile,
in quanto marginalizza il ruolo della comunità che,
secondo i principi di una responsabilità sociale di
impresa come quella di Aeroporto di Siena S.p.a., dovrebbero
avere una dignità decisionale almeno al pari degli
azionisti.
E’ nostro dovere impegnarci per interrompere questo
sperequo di risorse. Un ampliamento della struttura, anche
minore, significa rivitalizzare un processo industriale di
cui si conoscono con certezza solo i rischi per la collettività.
Agli abitanti dell’area circostante, se la sventurata
iniziativa avesse un seguito, non resterebbe che fare come
gli abitanti di Las Castellanas di San Fernando de Henares,
in Spagna, un paesino vicino al quale è stato costruito
l’aeroporto di Barajas. Dato l’insopportabile
rumore, la cittadinanza ha ottenuto (dopo lunghe proteste)
il trasloco di massa in una zona più tranquilla. Chiaramente
a spese dell’istituzione pubblica.
NOTE
(*) La responsabilità sociale d’impresa è
definita come l’integrazione volontaria delle preoccupazioni
sociali e ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni
commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (dal
glossario del bilancio socio ambientale BMPS 2005)